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Prima di arrivare ai momenti magici,
quei momenti emozionanti del nostro primo incontro con il soprannaturale, o a
quei momenti terrificanti in cui verremo strappati ad ogni minimo controllo che
pensavamo di avere sulla nostra vita, avevamo una visione veramente diversa da
quella che abbiamo ora.
Il “normale” stato d’essere che noi
tutti ereditiamo dalla nostra educazione è quello di cercare di rimanere a
galla. Occasionalmente, fluttuiamo su una zattera sotto al sole d’estate, ma è
più probabile che ci troviamo a buttar fuori l’acqua che entra da tutte le
parti, esausti, aspettando solo che l’arbitro chiami il time-out.
L’abitante tipico di questo pianeta
osserva una miriade di eventi, apparentemente non legati tra loro,
apparentemente casuali, scoordinati, imprevedibili ed accidentali. Essendo il
prossimo momento, o giorno, imprevedibile, uno deve sempre essere in guardia. E
non importa quanto bene addestrata sia una persona a gestire le avversità: la
vita mette continuamente trappole e trabocchetti sul nostro cammino,
costringendoci a ritirarci e tornare nel gruppo, oppure a rinunciare e
andarcene. Il nostro cammino è così precario che quelli più accorti portano le
cinture di sicurezza e sono coperti da assicurazione.
La gente di questo pianeta ha raramente
il tempo o l’inclinazione di seguire la conoscenza di cose non strettamente
legate al tirare avanti, al sopravvivere o al manipolare il mondo che sta loro
attorno. Le nostre amate istituzioni, università e multinazionali, a cui la società
si inchina, non hanno curriculum relativi a nulla che non sia pratico, come
potrebbero essere i miracoli o l’eternità.
Tuttavia, prima o poi, ed
apparentemente in modo slegato dal normale corso delle nostre vite, l’universo
comincia a filtrare attraverso la nostra visione miope della vita e comincia a
rivelarci un’altra visione. Solo dopo migliaia di vite su questo pianeta, e
forse di più ancora in altre scuole, cominciamo a percepire un collegamento tra
causa ed effetto. Aumentiamo la nostra consepevolezza del fatto che la realtà
visibile non sia la sola. Arriviamo a capire che ci sono alcune domande a cui
l’intelletto non può rispondere da solo, almeno nel suo attuale stato di
sviluppo. L’intuizione comincia a giocare un ruolo sempre più grande nel processo
delle nostre decisioni.
Alla fine, ad ogni ricercatore si
rivela il fatto che la Terra è una scuola. Come ogni altra scuola a noi già
familiare, ha insegnanti e studenti, un consiglio didattico, i bidelli, ha
quelli che ripetono la terza all’infinito finché un insegnante pietoso li passa
alla quarta per pura compassione, e ha quelli che bruciano le tappe. C’è anche
il diploma finale e le cerimonie di consegna dei diplomi, in cui, orgogliosi,
indossiamo toga e tocco e marciamo tra le file della circostanza, verso un
altro regno di realtà cosmica.
In ogni vita successiva, una volta
passato il punto critico del risveglio fino al punto di non essere più
soddisfatti di ciò che la vita sulla terra può offrirci, siamo sempre più
preparati a conoscere il “quadro generale”. Un giorno arriviamo a vedere ed
abbracciare totalmente l’utilità, la giustezza e l’incredibile rapidità che la
scuola Terra consente. I grandi maestri raggiungono un livello di comprensione
che, compassionevolmente, rivela che esistono altri sensi per vedere e per
interpretare, sebbene quanti si avvalgono dei cinque sensi fisici per
raccogliere informazioni siano certi che la vita sia piena di dolore,
ingiustizia, sofferenza e lotta.
Molti anni fa’, nel pieno di una delle
molte fasi della mia vita (era la fase buddhista), lessi diversi libri sulla
vita del Buddha. In uno dei libri, lessi una storia che mi diede veramente un
bel po’ su cui riflettere.
Sembra che Buddha avesse un discepolo,
un adolescente, che devotamente veniva ogni giorno a passare un po’ di tempo
con il maestro. Un giorno, il villaggio da cui proveniva il ragazzo andò in
guerra contro un villaggio vicino. Il ragazzo venne richiamato per difendere la
sua casa. La battaglia crebbe atroce e rabbiosa. Dappertutto si vedevano carcasse
di animali ed amici uccisi o feriti. Sangue e morte erano all’ordine del
giorno. Il discepolo ne era terrificato, era immobilizzato dalla paura. Nella
sua disperazione, gridò “Buddha, salvami!”. Buddha, sentendo il grido nel suo
cuore, apparse sul confine del campo di battaglia. In tutta la sua radiosa
presenza, cominciò a camminare attraverso la zona di guerra. Il suo contegno
esprimeva, come al solito, pace e bellezza. Arrivò accanto al suo amico, col
sorriso sulle labbra ed una calma splendente, ed abbracciò il ragazzo finché
egli non ritrovò il controllo di sé.
Nel contesto della mia comprensione
delle realtà della vita non avevo scelta se non quella di dichiarare Buddha un
mostro di insensibilità, senza alcuna compassione. La mia comprensione mi
diceva che la battaglia era reale, che si stavano compiendo dei crimini, che
molte vite venivano violentemente stroncate e che quel luogo era pieno di
dolore. Se Buddha avesse avuto una vista lunga quanto la mia, se ne sarebbe
perlomeno infastidito. Certamente, avrebbe usato la sua influenza come autorità
locale per fermare la guerra, per convincere queste persone del fatto che
stavano andando contro alla volonta di Dio. Ma non lo fece. Nei fatti, egli non
resistette il male in nessun modo. E per forza Gesù Cristo scherzava quando
diceva “Non resistere il male”.
Com’è facile immaginare, non era Buddha
ad aver molto da imparare. Quello ero io. Io ero pronto acché mi si mostrasse
che cosa veramente stava succedendo sul pianeta, non solo quello che sembrava succedere
in superficie.
La vita al di fuori di questa scuola è
sempre esistita. I quindici milioni di anni che abbiamo vissuto dal Big Bang
fin qui ed i quindici milioni di anni che ci rimangono prima che l’universo
collassi su se stesso non sono che un granello di sabbia rispetto al vero
quadro generale. Siamo così abituati a basarci sui cinque sensi per determinare
che cosa sia reale e che cosa non lo sia che abbiamo dimenticato che il pianeta
Terra non è che una grande classe. E’ semplicemente una classe in un universo
che contiene milioni di classi. La verità è che la Terra è solo una piccola
parte perfino del nostro universo visibile, senza pensare alla realtà degli
universi invisibili.
Quando noi esistiamo al di fuori del
regno di spazio e tempo, siamo tutti uguali, individualizzazioni di Dio,
pienamente realizzati, e possediamo una comprensione di Dio e di tutte le
creazioni di Dio totale ed instrinseca. Ma sembra che stando sulla Terra
abbiamo, almeno temporaneamente, dimenticato la nostra unità con Dio. Non è
interessante notare, però, che spesso riconosciamo di essere pienamente
convinti del fatto che ogni conoscenza risiede dentro di noi? Quanto spesso ci
capita di parlare della nostra “coscienza superiore” o “spirito” come di chi ha
la risposta che ci serve? E dove andiamo a trovare questa nostra “coscienza
superiore” o “spirito”? Andiamo dentro e nel silenzio. Questo prova che
crediamo di possedere tutte le risposte senza doverle cercare fuori.
Nel frattempo, però, nel nostro stato
di cosciente amnesia, proviamo a capire l’universo e quale sia il nostro posto
in esso. Usiamo ogni mezzo a nostra disposizione per prendere in mano le nostre
relazioni, la nostra mancanza di prosperità e la crisi che sembra abbracciare
il nostro pianeta.
Per aiutarci a costruire un modello
filosofico o metafisico che potrebbe illuminare un po’ ciò che vediamo come
realtà, userò alcune parabole esplicative. Una che personalmente trovo molto
utile è quella nella quale vedo la crescita spirituale come una scuola
elementare.
L’inglese non è una lingua spirituale,
essendo nata a sostegno di scambi economici e commercio. Per questo, essa non
contiene le parole adatte a descrivere il tipo di cose che noi desideriamo
discutere. Non avendo le parole adatte, useremo metafore, lasciando ad ogni
persona l’interpretazione più significativa. Bene, quindi, cominciamo a giocare
con questa analogia della scuola andandoci fino in fondo.
Quando ci fermiamo a guardare a che
cosa la Terra abbia da insegnarci, scopriamo che si tratta di una scuola
elementare. Gli umani sono fondamentalmente impegnati ad imparare a sentirsi
bene con se stessi e ad amare gli altri. Chissà quante classi dovremo
frequentare prima di arrivare al concetto di “una famiglia per ogni pianeta”.
In termini di tempo lineare, non siamo
del tutto sicuri di quanto tempo sia necessario per completare questa “scuola
Terra”, perché nemmeno il cinquanta percento delle anime che sono entrate in
questo sistema hanno ancora raggiunto il diploma. In media, comunque, possiamo
stimare che il diploma richieda circa un centinaio di milioni di anni di
evoluzione. Alcuni di noi hanno dichiarato con orgoglio di essere delle anime
antiche. Tuttavia, quando guardiamo al sistema come se fosse una scuola, essere
anime antiche significa semplicemente essere lenti nell’apprendimento.
Non possiamo realmente comprendere il
fatto che questo sistema sia giusto e che funzioni perfettamente fino a che non
arriviamo a vederlo come una scuola che seuge un ambizioso programma didattico.
Questa scuola dispone di insegnanti appositamente specializzati e segue un
programma ben definito. Ogni persona sulla Terra frequenta una classe che
corrisponde al suo personale livello di comprensione spirituale. E, proprio
come nelle scuole di tutto il mondo, ogni ora di lezione nella giornata è
studiata e strutturata per far apprendere dei concetti agli studenti attraverso
una serie di esperienze. Anzi, per quanto ciò possa sembrare implausibile, non
esiste evento nella vita di una persona (giornata di scuola) che sia in realtà
casuale od accidentale. C’è un tempo per lo studio, per gli esami, per la
ricreazione e per le vacanze. Nelle nostre vite c’è perfino un tempo destinato
al passaggio da una classe all’altra, perché questo è un sistema nel quale
ognuno evolve.
Ogni entità che sia mai entrata in
questa scuola lo ha fatto per una sola ragione: ha scelto la rapidità. Questa
scuola offre un percorso molto rapido verso il risveglio, generalmente attraverso
il processo della sofferenza e della lotta. La gente impara di più in una vita
da ottant’anni sulla Terra di quanto potrebbe imparare in diecimila anni in
un’altra scuola dell’universo che abbia un approccio più morbido e
piacevole.
La piacevolezza può essere considerata
un impedimento dagli studenti impazienti. Che cosa dice la maggior parte della
gente quando tutto funziona a meraviglia e si è felici? “Grazie mille, Dio. E’
tutto sotto controllo. Penso che me ne starò davanti alla televisione per il
resto dei miei giorni.” E, d’altra parte, quando si chiede aiuto, invece?
Quando si pensa “penso di avere bisogno di capire come funziona questo sistema.
Mi serve un libro che parli di prosperità e uno di guarigione. Voglio capire.
Voglio diventare un maestro!” Le uniche volte in cui si fanno richieste del
genere è nei momenti di dolore. Adesso capisci perché il dolore può essere
utile? Alcuni studenti comunque continuano a scegliere di evitare i corsi più
difficili e possono passare migliaia di vite a ripetere la stessa classe.
Dicono ai loro insegnati: “Ok, mi iscriverò a quel corso facile, perché questo
mi sembra un po’ troppo duro. Voglio qualcosa di facile con un professore che
non faccia mai compito di algebra. E poi non voglio esami di fine anno.” La
gente richiede spesso programmi di questo tipo.
Abbiamo anche quegli spiriti impazienti
che aspettano al cancello della scuola e dicono: “Scusi, mi avete fatto un bel
programma, ma è quasi uguale a quello che ho ricevuto la volta scorsa e quella
prima ancora. Anzi, sembra proprio una fotocopia. L’avete fotocopiato? Mi
spiace, ma non ho altre diecimila vite da ripetere. Voglio essere costretto a
concentrarmi sullo spirito e non voglio essere ancora incastrato dai soldi e
dalla casa e dal giudizio sugli altri. L’ho già fatto per così tante vite che
ormai sono un esperto. Sono diventato presidente del Country Club ogni volta.
So già di saperlo fare. Potrei, per favore, solo per una volta, se va bene per
voi, potrei avere il cancro? Potrei avere un figlio malato di leucemia? Voglio
essere costretto a dire: ‘Dio, perché?! Perché?!’ Non voglio più tirare avanti
in questo modo. C’è qualche modo per completare il mio curriculum in tre vite?
Avrò l’AIDS, il cancro, andrò in guerra: farò qualsiasi cosa vogliate, ma vi
prego di farmela fare. Vi darò tutto il denaro che ho. I miei amici si sono
tutti diplomati e saranno felici per l’eternità. Se la spassano là sulle
giostre del Nirvana e io li vedo ma non riesco a raggiungerli. Vi prego, datemi
un po’ di dolore così che io riesca a svegliarmi. E mi fareste anche un altro
favore? Quando io vado giù, mi metterete in ginocchio in castigo in un angolo
ogni volta che mi dimentico di cercare aiuto nell’universo ed ogni volta che la
mia visione si annebbia? Lo apprezzerei veramente. Quando finirà la mia vita
vorrò aver fatto più progressi che in tutte le mie cinquemila altre
incarnazioni messe insieme. Sono così stanco di questo gioco!”.
Ogni persona che si iscrive a questa
scuola ha un contratto con la Terra già prima che l’iscrizione avvenga. Il
fatto che si dimentichi quale sia la lezione da imparare una volta entrati nel
corpo è irrilevante. Ognuno di noi sceglie i propri insegnanti, i tempi e le
influenze. Gli eventi che noi scegliamo come fattori di rapida motivazione non
sono tragici. La tragedia è un ingrediente attentamente articolato nella rapida
elevazione delle anime da un livello all’altro. E’ l’unico consentito nella
vita umana quando queste entità ne fanno specifica richiesta, data la loro
impazienza di procedere. Il dramma non è un incidente né un errore. Non
significa che l’universo ci sia nemico o che Dio non esista. E’ semplicemente
uno strumento didattico. E, tra parentesi, è lo strumento didattico più utile
nelle prime classi della scuola Terra. Non è, invece, necessario, nelle ultime.
Ti prego di capire che, per un essere
completamente risvegliato, in dramma appare come un’anormalità e
un’irregolarità nella vibrazione della normale energia cristica. Leucemia,
violenza, cancro, omicidio, inquinamento, abuso infantile e guerra non sono
stati naturali d’essere in questo universo e, sebbene possano avere una grande
utilità, arriva un momento in cui il troppo è troppo. Questo momento è l’era di
Acquario. E’ l’unica, tra le dodici ere, in cui la crescita rapida ed efficace
sia possibile e l’apprendimento possa avvenire in un ambiente che non conosca
il dolore né il tormento.
Se ci consideriamo esseri umani
“normali”, crediamo nella sola esistenza dello spazio-tempo tridimensionale (o,
come minimo, questa è la dimensione in cui ci concentriamo per il 99 percento
del tempo). Affinché la scuola abbia effetto, abbiamo bisogno di credere alla
sua esistenza. Non potremmo imparare nulla sul pianeta Terra se sapessimo che
in realtà si tratta solo di un’illusione. Non faremmo attenzione durante le
lezioni o non faremmo mai i compiti a casa. Così, non arriverrammo mai a sapere
che l’ultimo anno c’è anche il cineforum ed è lì che ci sarà rivelato il quadro
generale. E’ lì che noi scopriremo che il sistema scolastico è stato utile
anche se non reale. Siamo tutti maestri dell’illusione e, per diplomarci,
dobbiamo afferrare questo concetto.
Fortunatamente, la nostra società ci
offre un’analogia pratica studiata per aiutarci a capire la differenza tra
illusione e realtà. L’incredibile tecnologia a nostra disposizione ha creato
cinema con schermi enormi, dolby surround e multiproiettori. Ora guardiamo alla
nostra mentalità teatrale, che tutti abbiamo e con cui tutti abbiamo
familiarità. Andiamo a vedere film come Rambo o Sotto Assedio e guardiamo il
sangue e le budella che schizzano sullo schermo. Sentiamo le grida con le
nostre orecchie. Pretendiamo la perfezione per il nostro terrore. Se qualcuno
tra il pubblico parla, ci secchiamo terribilmente perché la sua voce ci
distoglie da quello stato d’animo. E se il proiettore non funzionasse
perfettamente? Se non fosse abbastanza scuro, se il suono non fosse proprio il
migliore, se tutto non fosse coordinato perfettamente per produrre in noi una totale
risposta fisiologica di estremo terrore e farci scoppiare il cuore e sudare le
mani? Chiediamo indietro i soldi.
Un undividuo che avesse il desiderio di
provare la pace non andrebbe a vedere un film del genere ma, dopo tutto, la
maggior parte di noi non può definirsi vera amante della pace. Siamo
avventurieri molto interessati alla stimolazione. Questo sembra, innanzitutto,
essere il motivo per cui abbiamo creato la Terra e il sistema solare. Siamo
così ansiosi di chiuderci in un cinema, pagare un biglietto e abbandonarci al
terrore. Poi ci giriamo intorno e abbiamo il coraggio di dire che, nella nostra
vita, non ci sogneremmo mai di scegliere il dramma. Lo abbiamo già scelto, ci
puoi scommetere. Non solo abbiamo scelto un’incarnazione identica a quella del
protagonista che vediamo sullo schermo, ma abbiamo anche pagato per frequentare
questa scuola e quando qualcuno ci fa notare che questa è un’illusione, ce ne
risentiamo.
Che cosa succede quando siamo al
cinema, al picco dell’eccitazione, i carrarmati arrivano dalla collina e i
buoni sono nelle trincee e, proprio quando sta per iniziare la battaglia,
qualcuno tra il pubblico si alza e dice: “Non preoccupatevi: è tutto per
finta!”. Noi cosa diciamo: “Ah, sì è vero…”, oppure gridiamo: “Ma stattene zitto!
Qualcuno chiami la maschera e faccia buttare fuori quell’imbecille. Non voglio
sapere che è per finta perché mi sto divertendo!” Cosa facciamo se quello
stesso tizio ci passa vicino quando abbiamo appena sbattuto la macchina e ci
ricorda che anche quella è solo un’illusione? La vita è proprio come il film.
Se la nostra tecnologia ha la capacità
di farci credere per due ore di fila che quello che vediamo è reale, che cosa
potrà fare la tecnologia universale? Lo sai che Dio ha trucchi fotografici
migliori di Hollywood? Questo pianeta è solo un ologramma tridimensionale
proiettato dall’interno delle nostre palpebre o è reale? Fra un po’ si
inizieranno a vedere i titoli di coda? Si accenderanno le luci? Quando si
accenderanno, quanti di noi potranno toccare il sangue sullo schermo? Quante
volte muoiono gli attori sullo schermo? Sappiamo che non si fanno veramente
male perché altrimenti lo leggeremmo sui giornali: “Venticinque attori uccisi
all’OK Corral.” Non sono morti. Li vedremo in un altro film la prossima
settimana.
Siamo stati tutti uccisi migliaia di
volte e, francamente, non ce ne frega niente.
In senso cosmico e nel lungo termine,
non ci importerà nulla della tragedia perché la verità è che Dio è amore e
l’amore non consente la tragedia. Tuttavia, mentre il film era in proiezione,
noi eravamo riusciti ad accumulare abbastanza rabbia e risentimento da voler
andare sullo schermo ad uccidere noi stessi i cattivi. Questo sistema
scolastico funziona esattamente nello stesso modo in cui funziona Hollywood. La
Terra è un’illusione perfettamente studiata e tecnicamente corretta. E’ stata
creata così bene che inizia all’inizio e finisce alla fine. Crediamo che il
tempo sia lineare e non ci rendiamo nemmeno conto che il film è stato girato
fuori sequenza. Se noi potessimo vedere il montaggio, non sprecheremmo i nostri
soldi per comprare il biglietto.
Ora, se la gente è disposta a pagare cinque o dieci dollari per andare a vedere un film come Rambo, che cosa pensi possa pagare per una vita di dramma? Dovrebbe essere piuttosto cara. E lo è, ma loro vogliono pagare lo stesso perché i consulenti della scuola hanno consigliato loro questa scuola e hanno detto loro che il diploma che si può ottenere qui da maggiori libertà e capacità di comprendere rispetto agli altri. Hanno deciso di iscriversi alla scuola Terra perché vedono il dramma come potente fattore di motivazione per la crescita spirituale
Una cosa che, inizialmente, i
ricercatori spirituali fanno fatica a comprendere è che Dio non consente
errori. Dio è amore e l’amore non è sullo stesso binario con gli errori e con
ciò che è sbagliato. Ne parlerò più approfonditamente nei prossimi capitoli, ma
per ora ti chiedo di mettere in un cassetto tutte le tue credenze e i tuoi giudizi
circa gli errori che vengono commessi su questo pianeta. Se, quando avrai
finito di leggere questo libro, vorrai riprenderteli dal cassetto, saranno lì
intatti ad aspettarti. Nessuno li toccherà.
Ram Dass ricorda che il suo guru,
parlando di chi muore di fame gli disse, con le lacrime agli occhi: “Non vedi
che perfezione?”. E’ perfetto ma puzza. In ogni modo, gran parte di ciò che
accade non può essere capito dalla mente che abbiamo al momento. Seguiamo
intanto questo principio.
Messe da parte le nostre credenze di un
dio impotente davanti agli errori, consideriamo un concetto più forte (e più
amorevole). Ogni classe di questa scuola è essenziale e ci sono alcune cose che
fanno gli alunni di ogni classe sono assolutamente appropriate a quelle classi,
appunto. Le nazioni arabe devono combattere come fanno oggi semplicemente come
gli aborigeni e gli yuppies di Wall Street combattono per il semplice fatto che
si trovano in quelle date classi e devono svolgere quei compiti. Se vuoi essere
utile come insegnante di quarta, devi capire come funziona la classe quarta. Il
programma di quarta sul pianeta Terra contiene molte lezioni relative al
sentirsi separati da Dio e dal resto dell’umanità. In quarta, noi combattiamo
contro altri individui nel tentativo di dimostrare di aver ragione e che gli
ignoranti sono loro. Arriviamo anche a spazzarli via, singolarmente o a nazioni
intere, se necessario. Non è sbagliato, è semplicemente programma di quarta.
Naturalmente, è da tempo che hai deciso
di non voler più frequentare la quarta. Forse hai perfino deciso non voler
nemmeno fare più l’insegnante di quarta. Quando un individuo sente l’urgenza
interna di smettere di cercare di salvare quelli che non comprendono il valore
della via spirituale del fare le cose, accade un conflitto interno. Spesso
crediamo che sia nostro “dovere” salvare la nostra famiglia e i nostri amici e
correggere gli errori del nostro mondo sebbene il fare questo ci riduca a uno
straccio. Bene, rincuórati. Esiste un sistema migliore. E’ la via che insegnano
i grandi maestri. E’ una via che porta salvezza a te, alla tua famiglia, agli
amici ed al pianeta e non implica stress. Anzi, meglio ancora: è divertente,
emozionante, rinvigorente, rinforzante ed energizzante.
Nell’ambito del sistema scolastico, vi
sono due gruppi distinti di insegnanti: quelli che camminano sulle acque,
resuscitano i morti, vivono in pace e sicurezza e quelli che hanno sempre fatto
tutto secondo le leggi del mondo. Gli appartenenti al secondo gruppo hanno
sempre cercato di essere “nel giusto”. Muoiono di malattie da stress e lasciano
in eredità senso di colpa e frustrazione. Quelli del primo gruppo sono
conosciuti come “grandi Maestri”. Tra loro ci sono nomi come Gesù Cristo,
Buddha, Krishna e centinaia di esseri risvegliati meno famosi. I grandi Maestri
vivono la vita in un contesto basato sullo spirito, mettendo da parte la
maggior parte dell’influenza dell’ego. Il secondo gruppo tende a basarsi sul
proprio intelletto o “buon senso” nel prendere le decisioni, piuttosto che
sullo spirito. Io chiamo il secondo gruppo “figure d’autorità”. Dovresti
conoscerne: ti hanno allevato, educato, addestrato, modellato ed altrimenti
imposto il loro “corretto” sistema di principi.
Gli esseri umani hanno l’abitudine di
escludere dalla loro definizione di realtà tutto ciò che non rientra nel campo
della loro percezione. La vita quotidiana occupa così totalmente la nostra
attenzione che, dopo un po’ di anni vissuti come adulti responsabili, perdiamo
la capacità di percepire e di concentrarci su ciò che non è ovvio.
Da piccoli, non ci era ancora stato
detto che concepire realtà illimitate fosse una cosa stupida. Ma tutto è
possibile nelle giovani menti. Limitazione, pesantezza, restrizione,
responsabilità, colpa, oneri e dovere e la fredda, dura realtà della vita sono
concetti che ci vengono trasmessi. Queste scomode credenze vengono insegnate ad
ogni persona sulla Terra dalle ben intenzionate figure d’autorità.
Le figure d’autorità hanno la
prospettiva della persona adulta, matura e responsabile, educata in questo
mondo. Ciò significa che ciò che per loro è reale e credibile, non è che ciò
che può essere osservato attraverso i cinque sensi. Gli esseri intelligenti su
questo pianeta osservano. Assorbono informazioni attraverso gli occhi, le
orecchie, ecc. ed immagazzinano queste informazioni nelle loro banche dati
mentali. Le informazioni possono essere raccolte da esperienze dirette o
indirettamente, tramite libri, ecc.. Poi, quando devono entrare in azione,
analizzano i dati disponibili finché arrivano alla soluzione più vantaggiosa.
Quindi, tutte le soluzioni sono, de facto, ripetizioni del passato. Ripetendo
l’applicazione del processo, alcuni individui diventano figure d’autorità
piuttosto in gamba. E piano, molto piano sembra, la Terra va avanti. Non
abbiamo ancora finito la guerra o esaurito la bestialità dell’uomo contro
l’uomo, ma sembra che alcuni miglioramenti si consolidino.
Le figure d’autorità che conosciamo
hanno imparato la vita nella scuola delle mazzate e/o degli intellettuali.
Queste figure d’autorità ci insegnano i fatti della vita. Ci insegnano quanto
sia difficile andare avanti nella vita. Ci insegnano a stare attenti a chi è al
numero uno e ad essere sempre in difesa o all’attacco, secondo ciò che la
situazione richiede. Ci è stata insegnata l’etica del lavoro e l’idea che le
ingiustizie e le disuguaglianze dei sistemi economici, politici, sociali e
commerciali trascendono il nostro controllo. Abbiamo imparato, inoltre, tutti i
difetti dei membri del sesso opposto.
Se supponiamo che ciò che viene
percepito dai nostri cinque sensi sia la realtà, allora questo approccio
intelligente alla vita è razionale. Ma se questa supposizione è corretta, un
Dio onnipotente ed amorevole allora non può esistere. L’esistenza di un Dio
onnipotente ed amorevole da una parte e della guerra o della leucemia, degli
abusi sui bambini o della fame, dall’altra, si escludono reciprocamente.
Se stiamo cercando di decidere se
seguire le figure d’autorità del mondo o i grandi Maestri, forse ci interessa
anche tenere presente le pessime critiche che le figure d’autorità normalmente
ricevono (e non sto parlando solo dei politici). Le figure d’autorità si sono
fatte conoscere da lungo tempo per le loro stimate personalità, per il loro
comportamento ineccepibile, per i loro infarti ed altre malattie da stress. Si
sono fatti conoscere per essersi buttati dalla finestra ogni volta che
l’economia od altri equilibri “oltre il loro controllo” non rispondevano più
alle loro aspettative.
Perché abbiamo creduto alle figure
d’autorità? Perché ogni persona che sta leggendo questo libro ha, in qualche
momento della vita, creduto alla visione limitata di cui parlo? Perché gli
insegnamenti dei grandi Maestri sono sempre stati opposti a quelli delle figure
d’autorità che ci hanno allevato? In contrasto con la nostra educazione e la
nostra istruzione, i grandi Maestri ci hanno detto che dovremmo tornare ad
essere bambini, che non dovremmo curarci del domani, che dovremmo essere pieni
di fiducia, come dei gigli in un prato. I grandi Maestri non ci hanno detto di
difendere il nostro Paese o il nostro lavoro o il nostro stile di vita. In “Un
corso di miracoli” si dice di non attaccare né difendere, e di non giustificare
mai la nostra posizione ad un’altra persona. Si dice che, piuttosto che vivere
gestendo le interazioni, con gli altri o con altre nazioni, dovremmo mantenere
uno stato di pace interiore in ogni momento.
La prospettiva dei grandi Maestri non
si basa sulla cosidetta realtà oggettiva percepita dai cinque sensi. I grandi
Maestri fanno dichiarazioni irrazionali del tipo “nulla di ciò che vedi ha
significato” e “ciò che vediamo è il passato”. Creano vera confusione nelle
figure di autorità frasi come “la sicurezza sta nella resa” o “non resistere il
male”. I grandi Maestri dicono che, se non dedicheremo la nostra attenzione
alle manifestazioni del male e dell’ingiustizia sulla Terra, arriveremo a
compiere gli obbiettivi, anche se trattenuti dalle più abili figure d’autorità.
Obbiettivi come guarire noi stessi ed il nostro pianeta, ottenere la pace sulla
Terra e la ricreazione del giardino dell’Eden. I grandi Maestri ci fanno
tuttavia notare che non c’è modo di creare la pace se si usa la resistenza
(correzione). Ci fanno notare che è assolutamente inutile cercare di guarire
qualsiasi cosa che sta fuori di noi se prima non abbiamo guarito noi stessi.
Non c’è niente al di fuori di noi, dicono. Ogni cosa detta dai grandi Maestri
rompe le uova nel paniere delle figure d’autorità.
Il nostro sistema scolastico
occidentale ha dato il più grande valore all’abilità dell’intelletto di
analizzare e razionalizzare e migliorare il nostro pianeta apportando
correzione alle inadeguatezze dei vari sistemi socioeconomici. In “Un corso di
miracoli” leggiamo che quello è puramente analisi dell’ego. Leggiamo che ogni
correzione appartiene allo Spirito Santo, non al genere umano.
Dovremmo preoccuparci per i nostri cari
e per il nostro pianeta o dovremmo sempre cercare la pace della mente? Che cosa
è più utile? Dovremmo correggere gli errori e le ingiustizie o lasciarle allo
Spirito Santo? Attivisti o pacifisti? O ha ragione chi dice che Dio lavora
tramite noi e quando cerchiamo di correggere gli errori del mondo stiamo
effettivamente svolgendo il lavoro di Dio (forse proiettando la usa giusta
indignazione per suo stesso conto)?
Chi ha ragione, le figure d’autorità o
i grandi Maestri? La risposta potrebbe sorprenderti. Entrambi (veramente bene o
male non esistono, ma ci arriveremo più avanti). La differenza è nella
prospettiva.
Questo libro esplora la validità delle
parole dei grandi Maestri. Questo libro guarda alla possibilità che il sentiero
dei maestri sia il solo che possa portare noi e il pianeta alla guarigione che
tanto auspichiamo.
Il sentiero delle figure d’autorità è
molto utile alla crescita spirituale, ma è dolorosamente lento. Questo sentiero
si chiama karma. Il sentiero che ci
insegnano i grandi Maestri è rinforzante, illuminante, divertente e,
soprattutto, rapido. Se sei stanco delle relazioni che non ti divertono, delle
limitazioni finanziarie e fisiche che non ti divertono, allora forse potresti
essere pronto a dichiarare ufficialmente di non avere tempo per il karma. Per
buttare in pattumiera il sentiero karmico e spostarsi direttamente alla gioia,
l’emozione e la pace interiore dobbiamo seguire il consiglio di Re Salomone:
“Prendi conoscenza da tutto ciò che raccogli”.
Adesso cerchiamo di capire perché la
vita esiste sulla Terra. Comprendiamo che la Terra è una scuola. Comprendiamo
il quadro generale della vita infinita ed avremo conoscenza sufficiente a
creare il paradiso sulla Terra. Immaginiamo la pressione a zero, niente più
lotte, non più situazioni io vinco-tu perdi. Tutto ciò che puoi aver mai
desiderato diventa tuo quanto arrivi a capire come funziona questo sistema,
quando opti per smettere di credere agli insegnamenti delle figure d’autorità,
quando scegli di essere “nel mondo ma non del mondo”. Tutti possiamo diventare
grandi Maestri.
Sulla scala dell’evoluzione planetaria,
il novanta percento degli individui incarnati oggi sulla Terra frequentano le
prime classi e spiritualmente se ne vanno a tentoni nel buio. Non hanno la pur
minima comprensione del processo di causa ed effetto o di come noi creiamo la
nostra realtà. Credono di essere vittime di tutto. Se l’esperienza ha insegnato
loro a lottare nel fango, potranno al massimo riconoscere la loro capacità di
manipolare un po’ le situazioni, ma in nessun modo crederanno di avere
controllo sulle circostanze “impreviste”. E sicuramente non hanno mai concepito
l’idea di aver creato loro stessi le situazioni che hanno vissuto a scopo
specificamente didattico. Non capiscono ancora di essere collegati ad ogni
altro essere umano sul pianeta e, quindi, non credono che sia un errore
andarsene in giro a sparare alla gente. Sparare alla gente per una buona causa
(come patriottismo o autodifesa) non viola la loro comprensione dell’universo.
Quando ogni entità è percepita come un essere separato, è naturale difendersi e
dichiarare gli altri, e l’intero sistema, ingiusto.
Per il momento, consentimi di fare di
tutte le erbe un fascio dalla decima classe in giù nella scuola Terra,
raggruppando le classi come “coscienza da telenovelas”, che è il livello medio
della consapevolezza sul pianeta, oggi. La maggioranza del tempo
dell’evoluzione viene trascorso a questo livello. E’ di gran lunga la parte più
lunga nel sentiero verso casa.
Mentre discutere diversi livelli del
sistema potrebbe sembrare comunque una separazione, questo non implica il fatto
che una classe sia superiore ad un’altra. Abbiamo meglio da fare che entrare in
trip dell’ego come cercare in che punto siamo della classifica. Come sanno
tutti gli insegnanti della scuola, alcune delle matricole con la testa più dura
finiscono per avere i migliori risultati e lauree dei professori stessi.
Quindi, l’essere in una classe piuttosto che in un’altra è un condizione del
tutto temporanea.
Per continuare la similitudine, diamo
un’occhiata ad un gruppo (o classe) di individui sulla Terra che sono ben oltre
il livello medio di coscienza. Ma attenzione, non sono ancora “illuminati”.
Queste persone sono passate attraverso tutte le prime classi per arrivare alla
decima. L’attenzione centrale in decima classe è sul cervello. Ora sono al
massimo dell’intelletto. Da otto a dieci milioni in questa classe rendono una
persona intelligente. Se non altro abbiamo qualcosa da far vedere in cambio di
tutto quel tempo e delle esperienze fatte. L’alunno tipico di questa classe è
il cosidetto genio. Ce ne sono molti sul pianeta e lavorano come economisti,
educatori, generali, politici e a volte ci ricordano i nostri genitori. Sono
molto rispettati ed è molto difficile insegnar loro qualcosa, visto quanto
sanno già. L’unico modo per fargli accettare una lezione è trovare un modello
che si adatti al loro modello di spiegazione logica.
La maggior parte delle figure
d’autorità riconosciute sul pianeta frequentano la decima classe. Essendo tutti
dei geni, possono fornirvi una coerente e razionale spiegazione del perché, ad
esempio, sia appropriato avere cinquecentomila soldati in Arabia Saudita. Loro
se lo spiegano ed hanno tutte le risposte, ma sono anche quelli che si buttano
dalla finestra quando crolla la borsa. Sono brave persone e la maggior parte di
loro ha passato milioni di anni di evoluzione per diventare intelligente, anche
se non necessariamente felice. Conosci qualcuno che sia allo stesso tempo
veramente intellettuale e felice? Sono troppo occupati a dibattere e discutere
come se avessero un qualche concetto di realtà! Se mancano di convincere
un’altra persona intelligente della correttezza del loro punto di vista,
soffrono di un senso di perdita. Credono che i cinque sensi siano reali. Raccolgono
tutte le informazioni attraverso i sensi e le immagazzinano nelle loro banche
dati e vanno poi a ripescarle quando hanno bisogno di una risposta. Quindi, uno
di loro può dirti con grande certezza perché dovresti essere repubblicano… ed
un altro sa perché dovresti essere democratico… ed hanno entrambi ragione sulla
base delle informazioni che hanno nella banca dati. Però, nessuno di loro ha a
disposizione neanche un milionesimo di uno percento dei dati realmente
disponibili sulla Terra. Come può chiunque prendere una decisione corretta se
lavora con informazioni limitate?
Le persone intellettuali godono a
giocare con il loro intelletto. C’è un certo brivido quando si raggiunge una
nuova abilità o si ha un giocattolo nuovo. C’è un certo divertimento, ma non
c’è garanzia che l’intelletto possa creare pace interiore. Le loro menti
gareggiano sempre e trovano molto difficile starsene seduti davanti al lago
tutto il weekend con la canna da pesca in mano. Schizzano in piedi quando hanno
un’idea e dicono: “ho un’idea! Devo tornare in ufficio immediatamente e
lavorarci sopra!” Tutta la loro vita viene consumata dall’intelletto. La
difficoltà di questo è che l’universo è in continuo stato di perturbazione e
cambiamento. Non è mai ciò che era un decimo di secondo fa’, il che significa
che se potessero imparare tutto quello che c’è da imparare in questo secondo,
tutto questo sarebbe obsoleto il secondo dopo. Dovrebbero aggiornare le loro
informazioni per sempre e senza sosta. Mentre può essere un gioco piacevole per
alcune vite, raggiungere l’illuminazione tramite l’intelletto è qualcosa di più
che infinito. La maggior parte degli intellettuali non si interessa comunque
alla pace interiore. Non si curano dell’illuminazione, la loro meta è la
conoscenza del mondo e la stimolazione mentale. La maggior parte di loro
sentono di avere un valore solo se appartengono all’elite intellettuale del
pianeta.
Non si deve mai dimenticare, poi, che
ogni individuo di questa scuola, indipendentemente dal suo livello di comprensione,
contribuisce all’emancipazione ed alla libertà del resto dell’umanità. Come ci
commuoviamo quando una persona di grande intelletto scopre in laboratorio la
cura per una grave malattia. Quanto siamo grati all’ingegnere o allo scienziato
che inventa un dispositivo che ci rende più facile la vita. Come siamo toccati
e inspirati quando qualsiasi individuo, in qualsiasi punto della scala
dell’evoluzione, supera un limite o batte il record del miglio in quattro
minuti. Imparando, condividiamo. Condividendo, cresciamo. Crescendo, liberiamo
noi e il resto dell’umanità.
Lasciami dire che non c’è essere umano
in questa scuola che possa evitare di diventare un genio. Fa parte dello
scenario. Ma tutte le persone che sono veramente partite con la seria
intenzione di percorrere il sentiero verso il risveglio hanno completato lo
studio nelle classi alte un bel po’ di tempo fa’. Non fraintendermi: tu, come
“portatore di luce” sul pianeta sei per forza intelligente. Essere intelligente
è necessario.
Tuttavia, quando ti senti risucchiato
dal vortice dell’intellettualismo a tutti i costi, férmati e rifletti. E’
stimolante ma non ti porta pace né gioia né un senso di trascendenza
dell’esperienza umana. L’intellettualismo si concentra normalmente sui dilemmi
planetari ed ignora completamente il consiglio biblico che dice “tieni il tuo
solo occhio fisso su Dio”. A questo punto del tuo servizio all’umanità
l’intellettualismo può comportare uno scomodo ritardo nel raggiungimento della
pace interiore e nella realizzazione delle tue capacità di guargione.
E’ giusto dire che gli alunni della
decima classe hanno percorso nove decimi della strada in termini di tempo
lineare, anche se hanno coperto solo la metà degli obbiettivi che
raggiungeranno in questo mondo di dualismo. Hanno sviluppato l’emisfero
sinistro del cervello ed usano solo la metà della loro capacità funzionale di
vita. Credono assolutamente che l’intelletto sia sovrano e che arriveranno ad
apprendere così tanto da scoprire la vera comprensione con qualche microscopio o
nel corso di qualche importante summit politico.
Le persone che hanno lavorato nella
decima classe si rendono conto, alla fine, dello spostamento delle loro
priorità. Ad un certo punto, si accorgono che la gente non fa ciò che gli viene
detto di fare. Sebbene “sappiano” ciò che è bene e ciò che male, essi investono
continuamente energie per far fare agli altri le cose secondo il loro punto di
vista. Dopo vite estenuanti passate a cercare di correggere il prossimo,
decidono finalmente che non è cosa da farsi. Arrendendosi, senza saperlo,
consentono all’universo di portarli alla classe superiore.
La classe che segue ha come tema
fondamentale la compassione. Gli studenti arriveranno a questo piano di realtà
per trovarsi in diretta opposizione agli intellettuali e ai politici che
prendono le decisioni razionali. Sai com’è, così funziona il karma. Spesso
torniamo dalla parte opposta a quella in cui stavamo prima; credo si tratti di
un senso cosmico di colpa. Ora lavorano dall’altra parte del mondo e cercano di
creare ciò che chiamiamo equilibrio. Quindi, gli alunni dell’undicesima classe
cercano di sviluppare il loro lato intuitivo e vivono tutta la vita basandosi
su ciò che sentono essere giusto. Sono individui sensibili che spesso scansano
le formalità per aiutare qualcuno o qualcosa. Questo a volte causa loro pesanti
critiche da parte delle anime logiche della Terra.
Gli alunni dell’undicesima classe sono
quelli che fanno sciocchezze come rifiutarsi assolutamente di andare in guerra.
Erano i figli dei fiori negli anni sessanta che vivevano negli scuolabus e
credevano di fare del bene mettendo fiori ovunque e dipingendo arcobaleni sui
muri. Fu una generazione completamente illogica che fece trasalire le menti
degli stimati intellettuali del tempo che dicevano: “se solo fossero un po’
responsabili e si trovassero un lavoro…”. Trovarsi un lavoro non è una priorità
massima per gli alunni di undicesima. Ma i loro padri frequentano generalmente
la decima, parlano con grande frustrazione dei loro figli e dicono cose come:
“se tu solo facessi a modo mio, andassi a Harvard e ti trovassi un lavoro fisso
in una grande azienda…”. Loro risponderebbero: “Papà, non ho tempo per andare a
scuola: c’è il picchetto sulla riva del fiume… la gente ci butta dentro le
immondizie!”
Gli alunni dell’undicesima classe sono
perciò quelli delle grandi cause. Vogliono fermare ogni guerra sul pianeta,
risolvere problemi come l’inquinamento, l’alloggio ai senzatetto, scoprire una
cura olistica per il cancro e sfamare l’Africa. Hanno una prospettiva
radicalmente diversa da quella della comunità intellettuale che pensa, invece:
“aspetta che vadano a scuola e vedranno come ci si guadagna la vita”. Questo è
effettivamente logico, anche se non molto compassionevole.
Gli alunni di undicesima si sono
semplicemente spostati dall’emisfero sinistro all’emisfero destro del cervello
e questo li porterà a fare cose irrazionali. Dicono cose come “salverò le
salamandre”, “salverò la foresta pluviale”, cose che sono suonano per niente razionali.
Funzionano a partire da ciò che sentono per gli altri. E’ uno stato d’essere
irrazionale che generalmente persiste per alcune vite.
Gli alunni dell’undicesima classe fanno
molto per creare la consapevolezza del bisogno di cooperazione internazionale
ed utilità planetaria. Ma, nel processo, si esauriscono. Le loro relazioni
soffrono di tensione. Hanno troppo poco tempo per meditare e per la pace
interiore. Corrono, corrono, corrono.
Guarda gli ambientalisti che abbiamo
sul pianeta e tutte le persone che cercano di salvare tutto. La maggioranza dei
membri della comunità New Age ti dirà di essere la personificazione
dell’illuminazione della terra. Insisteranno a dire che amano il loro lavoro,
che sono felici e che non è colpa loro se hanno pochi soldi e dolori in tutto
il corpo. Amano giocare con i loro cristalli, le loro terapie e sedersi ai
piedi di Swami Chisoio, ma sono così concentrati sulla tragedia che avvolge la
Terra che non possono sentire pace né gioia. Vivono con molta paura che la Terra
venga inquinata a morte e che la foresta
pluviale scompaia. Temono che tutti i delfini se ne andranno e che la
temperatura, aumentando, scioglierà le calotte polari.
Crescendo, tutti noi abbiamo capito che
c’è più vita di quella che riusciamo a vedere, e siamo stati attratti dalle
entità più compassionevoli perché sono loro ad impersonificare la più alta
coscienza possibile sul pianeta. Abbiamo detto “devo essere uno di loro. Ho
bisogno di seguire il gruppo. Sarò un attivista antinucleare!”. E, veramente,
gli alunni di undicesima sono la crema dei terrestri. Quindi, tu ed io abbiamo
da poco lasciato le nostre abitudini da decima classe (facendo un bel ripasso
del programma dell’anno) e siamo ora bravi alunni dell’undicesima. Ma c’è molto
ancora da imparare prima di ricevere il diploma.
Che cosa dicono tutti i grandi Maestri?
Se entrassimo nel regno del paradiso non resisteremmo ad alcun male. Sai a
quante cose possiamo essere contro e comunque raggiungere l’illuminazione? Allo
stesso numero di cose sono contrari i grandi Maestri: zero. Sono stati tutti
per l’amore e per la luce. Non sono ansiosi e non hanno mai paura, come fanno i
nostri studenti di undicesima.
La compassione non è la fine della
strada. Avere compassione non è lo stesso che essere svegli! La verità è che la
Terra è una scuola e che funziona perfettamente. Non c’è niente quaggiù che
abbia bisogno di correzione. Se una persona si trova sulla Terra in un corpo,
vuol dire che quella persona, per quanto compassionevole ed intelligente, non è
ancora illuminata. E’ qui per frequentare una classe. E quella classe non è un
errore, bensì la classe perfetta per quella persona in quel momento. Tutte le
classi portano al diploma, alla fine, e questo è quello che conta:
l’illuminazione.
La legge cosmica stabilisce che se tu
dai guarigione, hai bisogno di guarire e che se vuoi dare pace devi essere in
pace. Se vuoi dare gioia al mondo, devi essere gioiso. Non puoi dare un dono
che non hai in mano. Gli alunni dell’undicesima classe non possono permettersi
di essere felici fino a che ci saranno esseri umani sofferenti.
Ci sono molti individui che hanno
lavorato qui per milioni di anni per frequentare undici delle dodici classi che
ci sono in tutto. Quelli che usano la scuola Terra come percorso primario di
crescita, generalmente, non saltano classi. Perciò, ogni entità appartenente
all’umanità passa da una classe alla successiva e, per questi alunni di
undicesima che hanno imparato che né l’intelletto né la cieca compassione li
porteranno a casa, abbiamo un’altra classe.
Quando uno studente raggiunge la
dodicesima classe, ha quasi completato il suo processo di risveglio. E’ un
genio perché ha seguito il sentiero intellettuale e, anche se sarebbe
divertente cercare dove sta la sua intelligenza, ora sa che questa non lo
porterà in paradiso. Ha sviluppato il suo lato intuitivo ed ha raggiunto un
“equilibrio”. Questo avrebbe dovuto farlo sentire meglio. Potrebbe aver pensato
di aver trovato la strada una volta ottenuto quell’equilibrio, ma ora si trova
a chiedersi perché la sua vita è ancora nel caos e perché vede ancora così
tanti errori sul pianeta. Ora è pronto per il passo successivo. Il passo
successivo è quello in cui scoprirà ciò che gli farà ottenre il diploma.
Gli alunni di undicesima classe pronti
alla transizione si riconoscono perché si sentono, in generale, di lasciar
perdere. “Ho lavorato tutta la vita per cercare di fermare la guerra e la
guerra continua. Me ne vado!”. Arrendersi è l’unico modo per arrivare a
qualsiasi meta, nel sistema. Nel puro processo dell’arrendersi avverrà la
transizione alla dodicesima classe.
Come tutti ben sappiamo, su questo
pianeta patriarcale, dominato dall’energia maschile, arrendersi è considerato
un gesto che equivale al fallimento. Questo rende difficile la resa al potere
di una saggezza più grande di noi che guidi la nostra vita.
Non ancora diplomati, gli alunni della
dodicesima classe si ritrovano sulla Terra e si chiedono cosa cavolo ci fanno
qui. Sono il team della transizione che si trova qui per facilitare il processo
generale di diploma degli abitanti della Terra. Sono manciate di persone che si
dichiarano parte di un team di transizione della Terra, ma, in realtà, la
maggior parte di loro sono persone che intellettualizzano e razionalizzano la
propria strada e sono così legate alle loro cause da non riuscire ad essere
obbiettive. La maggior parte di loro, veramente parte del team di transizione,
non hanno idea di quello che fanno. Vogliono solo tornare a casa e, nel
processo che li porterà a trovare la strada di casa, riporteranno a casa anche
il resto del pianeta.
Ti ricordi quella volta in cui, nella
tua fase personale di liberazione, ti dichiaravi libero e felice? Avevi un
sacco di energia per le tue cause personali. Quell’energia verificava per te il
fatto che non avevi ancora risolto quelle questioni. Quando sappiamo di stare
bene, siamo semplicemente in pace con noi stessi. Dobbiamo essere in uno stato
di obbiettività (pace interiore) se vogliamo facilitare il processo che porterà
al diploma. Quando ci sentiamo veramente nel pieno di un'”esperienza di
crescita” potremo avere una teoria di pace che ci gira in testa, ma saremo
ancora circondati dalle sbarre e i diplomati non possono stare in gabbia.
Gli alunni della dodicesima classe
vivono una vita di integrazione. Pescano dall’inizio della loro esperienza di
incarnazione ed integrano, in forma conscia, gli aspetti di più valore e
beneficio. Questo non significa che sia necessario ricordare i dettagli della
vita in cui siamo stati il prete o il monaco o il martire o i giorni in cui
camminavamo sandali sulle rive del Mediterraneo indossando dei sandali. Sebbene
tutti noi siamo stati questo, i dettagli sono generalmente irrilevanti. Sono la
consapevolezza raggiunta e le sensazioni assorbite che forniscono loro gli strumenti
utili nella classe dodicesima.
Queste vite di integrazione tendono ad
essere molto confuse. Ogni vita di integrazione è un’accozzaglia di esperienze.
Alcune volte torniamo indietro e torniamo intellettuali. Alcune volte torniamo
alle telenovelas. Spesso torniamo indietro, brevemente, a ripetere i passi che
abbiamo già percorso lungo la strada. Le abitudini avute per milioni di anni sono
difficili da abbandonare… e quindi, ci ritroveremo ancora, brillanti, convinti di
conoscere tutte le risposte ed ancora intenzionati a salvare tutti.
Probabilmente non ci siamo ancora tolti di dosso quella spiacevole abitudine
che rimane ancora dalla decima classe. Gli alunni di dodicesima se ne andranno ogni
tanto a casa a quardarsi una telenovela. La differenza è che non si fermano a
questo. E’ da qui che proviene il comandamento “non avrai altro Dio all’infuori
di me”. Se il nostro intelletto o la nostra telenovela sono il nostro Dio (ciò che
domina i nostri pensieri), allora ci troviamo in uno dei tanti vicoli ciechi
della vita.
Quando gli studenti hanno raggiunto la
dodicesima classe, hanno già raggiunto una consapevolezza sufficiente a
riprendersi ogni volta che ricadono indietro. Stanno cominciando a vivere
coscientemente. Credono sempre meno all’idea di vivere in balia del caso.
Cominciano a vedere uno scopo nella vita. Cominciano a riconoscere la propria
divinità. Ora si ricordano che una sola affermazione può risolvere più problemi
che tutte le soluzioni a cui potrebbero arrivare gli alunni di decima e
undicesima classe messe insieme. Ora lasciano perdere le lezioni karmiche e
cominciano ad essere, solo ad essere, la propria umana divinità.
Vedono che l’intelletto serve perché
l’intuizione non serve ad attraversare la strada senza andare sotto a una
macchina. Il loro intelletto lo fa piuttosto bene, d’altra parte, e sulla Terra
non potrebbero comunque vivere senza di esso. Però, capiscono che l’intelletto
non ha creatività e che non arriva a cercare nell’ignoto per tirar fuori
risposte mai sentite prima. Quindi, ad un certo punto arrivano ad accorgersi
che le risposte non stanno nell’intelletto né nella cieca compassione. Se sono
come noi, come te e me, si sono sempre fatti notare per aver dichiarato, con grande
frustrazione, che non ci sono risposte. Quando quando successe, l’universo si
alzò in piedi ad applaudire, dicendo “Vediamo se riusciamo a mantenerlo confuso
per il prossimo paio d’anni, così va fuori di testa e finalmente si tira fuori
da questo casino.”
Se una persona pensa di sapere tutto,
vuol dire che è in ritardo e l’universo non avrà altra scelta che quella di
aspettarlo. Un atteggiamento come questo ci riguarda perché le nostre figure
d’autorità ci hanno insegnato che il nostro valore viene dalla quantità di
conoscenza che abbiamo accumulato. Alla fine, scopriamo che non è la quantità
di conoscenza a portarci soddisfazione ed emozione, bensì la quantità di
conoscenza con cui ci mettiamo in contatto.
La gente della Terra ha sempre
considerato l’apprendimento come una funzione lineare ed intellettuale. Ma
qualsiasi cosa noi facciamo in modo lineare è estremamente lenta rispetto a ciò
che facciamo in modo spaziale od intuitivo. Gli invidui che usano l’emisfero
cerebrale sinistro non hanno mai capito, e nemmeno desiderato scoprire, da dove
Einstein e Mozart hanno tirato fuori il loro materiale. L’apprendimento e la
conoscenza non sono per nulla termini negativi per lo studente spirituale. E’
solo che noi vogliamo spostare le nostre tecniche verso l’acquisizione delle
stesse informazioni da tecniche che presuppongono lavoro ingrato e lentezza
verso una tecnica rapida e senza stress. I grandi Maestri hanno sempre detto
che il modo per acquisire la comprensione totale è sapere che, in questo
momento, non possediamo nessuna conoscenza rispetto alla quantità di conoscenza
che arriveremmo ad avere se solo smettessimo di dichiarare di sapere qualcosa.
La prima cosa che ogni guru degno di questo nome dice al nuovo discepolo è:
“siediti e stai zitto”. Ancora la mente. “Stai fermo e sii consapevole di
essere Dio” (l’“essere consapevole” si riferisce a chi medita, non al vecchio
che ci guarda dal cielo). Mi viene in mente una frase da Un corso di miracoli che dice: “Una mente sana non pianifica.
Realizza i piani che riceve ascoltando una saggezza che non è sua. Aspetta
finché l’insegnamento arriva.”
Non c’è che una manciata di entità su
questa Terra in grado di afferrare l’idea per cui tutto ciò che vediamo e
sentiamo e leggiamo e sentiamo su questo piano di realtà potrebbe essere in
armonia con un universo benevolente e amico.
Per capire questo, dobbiamo capire le
leggi cosmiche della creazione.